Il piano della Regione per combatterla
La Commissione Agricoltura del Consiglio regionale della Puglia ha approvato a maggioranza il disegno di legge per la gestione della batteriosi da Xylella fastidiosa. Le opposizioni di centrodestra (Forza Italia e Conservatori e Riformisti) ed Il Movimento 5 Stelle si sono astenute, motivando il voto con una riscontrata mancanza di approccio scientifico e con la contrarietà all’istituzione dell’ennesima Agenzia. Tra i punti principali del Ddl vi è infatti l’istituzione dell’Agenzia regionale antixylella e per le innovazioni in agricoltura (Arxia), finalizzata non solo al supporto strategico delle attività del Dipartimento Agricoltura, ma anche alla gestione operativa della batteriosi da Xylella. Il testo licenziato dalla Commissione è composto da 11 articoli e si incentra su tre aspetti in particolare: l’approccio fitosanitario e le attività riguardanti il monitoraggio del territorio; la prescrizione delle buone pratiche agricole per il controllo del vettore e per il rafforzamento della pianta e le misure di estirpazione delle piante infette localizzate in nuovi focolai; le iniziative utili a ripristinare l’equilibrio economico ed ambientale delle aree colpite ed a tutelarne il paesaggio. Su quest’ultimo aspetto c’è l’impegno dell’Assessorato alle Risorse agroalimentari a riesaminare specifici aspetti presentati dal consigliere regionale del M5S, Cristian Casili, con alcuni emendamenti. «Con il varo della legge arriviamo al definitivo abbandono, dal punto di vista normativo ma anche politico, delle politiche dell’emergenza per la Xylella», spiega il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. «Questa fitopatia era stata considerata, per la prima volta nella storia dell’ordinamento giuridico italiano, come una emergenza tale da far scattare la normativa della protezione civile e quindi oggetto di più ordinanze di dichiarazione di stato di emergenza della Presidenza del Consiglio dei ministri. Poi una volta scaduto definitivamente lo stato di emergenza la Regione Puglia ha comunicato sia all’Unione europea che al governo che la Xylella non era più da considerarsi una emergenza, quanto piuttosto una situazione ormai definitiva, perchè la malattia è insediata in gran parte della Regione e come stiamo vedendo sta praticamente andando anche fuori dai confini italiani visto che gli insetti vettori si attaccano ai mezzi automobilistici che entrano ed escono dalla zona infetta portando il contagio ovunque in Italia ed all’Estero. È una malattia dunque che va gestita con mezzi ordinari. Lo scopo delle norme internazionali è quello di eradicare il batterio, farlo sparire: ma questa ambizione dal nostro punto di vista è irrealizzabile. Non c’è nessuna possibilità per i prossimi anni di eliminare il batterio, dobbiamo imparare a conviverci, a contenerlo, a curare le piante malate. Dobbiamo provare a contenere l’infezione per non farla estendere al resto d’Italia e del Continente europeo. Serve dunque avere un luogo di ricerca stabile per combattere questa malattia. Ci servono strategie che consentano alle piante di resistere alle infezioni, rimanendo in vita e in produzione. La legge mira a gestire nel lungo periodo questa situazione. Per questo abbiamo dato vita ad un’Agenzia antixilella che si occupa di queste materie dando alla stessa il compito di organizzare ricerche, strategie di lotta fitosanitaria e monitoraggi». Intanto il batterio avanza inesorabilmente: «I recenti ritrovamenti di nuovi focolai di Xylella fastidiosa a Ostuni e l’ultimo a Martina Franca, oggettivamente non sorprendono chi in questa crisi è coinvolto da più di tre anni», afferma Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia, che sottolinea come «solo da qualche settimana è stata avviata la prima seria campagna di monitoraggio, invocata da Coldiretti Puglia fin dall’estate del 2014, che deve individuare, con la migliore precisione possibile, il margine più settentrionale del contagio. «Nessuna strategia di difesa – afferma – ha senso senza questa certezza. La malattia, oggi riconosciuta anche da chi irresponsabilmente ne ha sempre negata l’esistenza, è la peggior fitopatia al mondo con la quale la nostra regione dovrà fare i conti per molti anni, almeno fino a quando la scienza non troverà una cura. E non possiamo più permetterci ulteriori perdite di tempo». «La Puglia agricola è sempre più divisa fra un nord, fortemente preoccupato per il proprio futuro – aggiunge – dove il batterio non è insediato e ogni singolo focolaio andrebbe affrontato secondo normativa, cercando al più presto di contrattare con Ue sulla regola dei 100 metri, proponendo misure meno drastiche basate su monitoraggi pianta per pianta e lotta al vettore, non appena il nostro potere contrattuale torni ad essere quello di un Paese credibile».